mercoledì 4 novembre 2015

Bun'àrime e àrime perse


Immateriale e invisibile come tutto ciò che riguarda il mondo spirituale, l'àrima, cioè l'anima, era una delle parole che, per diritto o per traverso, entrava maggiormente nel linguaggio dialettale. Sarà stato per via della religione, certamente più praticata di quanto non lo sia ai giorni nostri, e quindi per la fede nell'aldilà, ma parlare di àrima era per i nostri vecchi cosa di ordinaria amministrazione.
Ed è proprio forse dal fatto che, nella vita di un tempo, l'uomo era considerato più spirito che corpo, che è derivato l'uso di dire che un paese era popolato da un certo numero di anime. E, a questo proposito, non è del tutto fuori luogo il riferimento letterario alle "Anime morte" con cui Gogol, nel suo romanzo, indicava i servi della gleba passati a miglio vita. Così, per rimanere in tema di trapassati, in dialetto essi venivano sempre ricordati premettendo loro l'appellativo di bun'àrima, "la buon'anima", espressione che oggi, almeno in italiano, suona piuttosto ironica. Nelle chiese non mancava mai la cascéta de àrime, destinata a raccogliere le offerte dei fedeli da utilizzare per la celebrazione di messe per i defunti.
C'era poi una domenica, la quarta di Quaresima per l'esattezza, chiamata duménega de àrime perché dedicata a particolari funzioni in loro suffragio. A Bordighera, nello stesso periodo dell'anno, si tiene ancora oggi una tradizionale fiera chiamata anch'essa delle àrime. Ma, poi, i discorsi quotidiani erano farciti di anima a più non posso: che viveva a lungo u l'aveva l'àrima düra, chi era in apprensione per qualcosa u stava cun l'àrima apesa e chi gridava disperatamente per chiedere aiuto u ragliava àrime perse. A un rompiscatole si minacciava ina barrà in sce l'àrima oppure si diceva nu stame a rumpe l'àrima.
In un catasto del 1795 si legge di "Una terra detta il Serro delle anime con fichi ed olivi" e, spiccando un salto alquanto acrobatico, come non ricordare che in Spagna si trovano certe locande sulla cui insegna si legge "Venta de las almas?"



Renzo Villa, Dialetto ieri e oggi, Cumpagnia di Ventemigliusi, Pinerolo (To), 1996


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